Carta, cartoncino e cartone in testa. Sono i materiali cellulosici i protagonisti nel packaging mix delle aziende che hanno partecipato all’indagine Pack Around 2024. Il dato è coerente con un trend europeo in cui la partita ha visto negli ultimi anni uno shift significativo verso l’adozione di carta e cartone a svantaggio dei materiali plastici, in cui il terzo possibile concorrente – quello delle bioplastiche – non ha ancora avuto sufficiente spazio di affermazione. C’è tuttavia da considerare che, al netto di una forte virata e incremento di utilizzo dei materiali cellulosici, il dato che vede il 95% delle aziende adottare packaging in carta e cartone ingloba anche tutto il packaging secondario, che completa e integra il sistema packaging non sostituendosi necessariamente al packaging primario che, soprattutto in ambito alimentare, farmaceutico e cosmetico, deve garantire proprietà di barriera che i materiali cellulosici in sé, se non accoppiati o oggetto di trattamenti speciali, allo stato attuale non possono garantire. Non stupisce dunque che il secondo materiale più utilizzato sia il flessibile in materiali polimerici seguito poi dal flessibile multistrato, in cui possono essere accoppiati film plastici, film metallici e materiali cellulosici al fine di garantire le proprietà di barriera. Estremamente rilevante anche la presenza di packaging non flessibile in plastica utilizzato nell’alimentare, nella cura della persona e nella cura della casa sotto forma di flaconi e vasetti. I dati raccolti mostrano in generale delle percentuali di presenza alte e ben distribuite tra tutte le tipologie di packaging, comprese le etichette autoadesive in carta e film, elementi indispensabili del sistema packaging di molti segmenti, da quello alimentare al vinicolo, dalla cura della persona e della casa al farmaceutico. Presenti in percentuali non trascurabili anche alluminio e altri metalli, vetro, multimateriale accoppiato non flessibile, le etichette termoretraibili o sleeve, il packaging specificatamente pensato per l’e-commerce e, in coda, il packaging in legno, peculiare dei segmenti Wine & Spirits e dell’alto di gamma.
In termini di investimenti nello sviluppo di tipologie di packaging differenti da quelle adottate in passato o nell’ottimizzazione di quelle attuali, la ricerca restituisce un quadro coerente con i principali trend del momento: riciclo, riduzione (intesa sia come sgrammatura, ossia minor utilizzo di materiale, sia come rinuncia agli elementi sovrabbondanti e non strettamente funzionali, il cosiddetto overpackaging) e passaggio ai materiali provenienti da fonti rinnovabili.
Si rileva infatti che una larghissima maggioranza delle aziende intervistate sta pianificando investimenti in un’ottica di creazione di packaging in materiali riciclati o riciclabili, sta andando verso una riduzione del peso degli imballaggi – processo che richiede di mantenere un equilibrio tra la riduzione di materiale impiegato e il mantenimento delle caratteristiche meccaniche e funzionali ottimali del packaging – e sta pianificando investimenti per eliminare l’overpackaging. Cominciano a vedersi rilevanti investimenti anche nell’adozione di materiali biobased, nell’ottimizzazione delle forme e delle dimensioni in un’ottica di logistica e posizionamento a scaffale e nell’allungamento del ciclo di vita del packaging, lavorando su soluzioni ricaricabili e riutilizzabili più volte prima di venire smaltite. È incoraggiante rilevare quanto sia bassa la percentuale di intervistati non interessati all’innovazione, confermando come quello del packaging sia un settore storicamente molto propositivo e dinamico.
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