La digitalizzazione della logistica, accelerata dalla pandemia, sta semplificando il funzionamento della supply chain e la ripresa economica post-COVID: è quanto ha recentemente dichiarato Anabel González, vice direttore generale dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), durante un webinar dal titolo Digitalization and logistics resilience—lessons learned from COVID-19 and challenges ahead, svoltosi lo scorso 15 ottobre.
Nell’industria tessile, la digitalizzazione della supply chain si traduce in una riduzione delle percentuali di invenduto e delle scorte in magazzino. L’introduzione di sistemi di gestione del workflow, inoltre, ha progressivamente semplificato la produzione di tirature limitate, con un alto grado di personalizzazione, che rispondono in maniera piú puntuale alle esigenze dei clienti e, al contempo, limitano il fenomeno dell'over production, o sovrapproduzione, che ha caratterizzato la produzione tessile industriale di massa negli ultimi anni.
Insieme all’integrazione di software per la gestione automatizzata dei flussi di lavoro, la digitalizzazione dell’industria tessile può prevedere l’introduzione di tecnologie come QR code, RFID e NFC. Per promuovere modelli di business circolari, i fornitori di tecnologie e i retailer devono poter rendere conto dei capi venduti che tornano in loro possesso, in modo che possano essere riparati, riutilizzati o riciclati. Ogni singolo indumento deve quindi essere dotato di un codice di identificazione univoco che consenta di risalire al suo ciclo di vita in qualsiasi momento. Attualmente, il modo più comune per tracciare un capo è quello di aggiungere un codice QR sull’etichetta, ma alcuni marchi stanno cominciando a studiare metodi per incorporare i codici QR all’interno dei capi, attraverso la stampa transfer. Oltre a essere funzionali, le etichette digitali rappresentano un'opzione più estetica e pratica, dal momento che le etichette fisiche sono scomode e visivamente poco attraenti.
In futuro, è plausibile che sempre più aziende considerino la possibilità di sviluppare "passaporti digitali" per i propri capi d'abbigliamento e accessori, contenenti codici QR o tecnologia NFC e RFID, accessibili non solo a brand e rivenditori, ma anche ai clienti. Per i primi il principale vantaggio è poter comunicare accuratamente come è fatto un prodotto, ma anche incentivare modelli di business alternativi come il recommerce, il commercio peer-to-peer e il direct-to-consumer. I consumatori hanno la possibilità di verificare la provenienza e l'autenticità di un capo, apprendere istruzioni per la cura e il mantenimento dello stesso e, ultimo ma non meno importante, godere di esperienze uniche progettate in base alle proprie preferenze.
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