“La ripresa ci sarà, questo è indubbio. Il problema non è se, ma quando e, soprattutto, farsi trovare pronti per cogliere le opportunità che sicuramente emergeranno” - esordisce Maffè.
“Non c’è stata una guerra mondiale - continua - ma una pandemia, cui purtroppo l’Europa, dobbiamo ammetterlo, ha risposto tardi e male, a differenza, ad esempio, di Cina, Taiwan, Corea. Dati economici alla mano, possiamo dunque dimostrare che, se la pandemia viene arginata o gestita nel modo corretto, si riparte. L’Asia non solo sta reagendo, ma ha delle stime di crescita decisamente promettenti. Se sapremo in qualche modo ispirarci al loro esempio, ne verremo fuori e allora chi avrà fatto propri gli strumenti giusti ripartirà, prima e meglio”.
Ma quali sono gli strumenti indispensabili? Il professor Maffè li sintetizza in tre parole: digitalizzazione, struttura e green.
La digitalizzazione: un imperativo categorico
“Non è più tempo di alibi. Il ‘non siamo ancora pronti’ ormai non regge più. Affrontare la svolta digitale non è più una scelta: chi vorrà sopravvivere deve farsi trovare attrezzato e lo dimostra il fatto che chi era già digitalizzato ha reagito meglio agli effetti a breve termine della pandemia.
E questo vale ancora di più per il mondo dei beni di consumo. Prendete ad esempio il settore del packaging, con cui i produttori di tecnologie di printing e converting lavorano. È uno di quei mondi che ha visto cambiare repentinamente il proprio canale distributivo, passando da una presenza massiccia nei negozi fisici all’e-commerce. Chi ha saputo investire nel digitale ed è in grado di ingaggiare i clienti con modalità flessibili che consentano di cambiare velocemente i processi produttivi ripartirà più velocemente. Come ho più volte detto in occasione dei vostri eventi, il digitale non può limitarsi ad essere percepito come una tecnologia di stampa. È molto di più, è un processo organizzativo, un linguaggio di coordinamento tra impresa, cliente e fornitore. Il digitale è ciò che ha tenuto a galla tanti settori durante questi mesi di pandemia, basti pensare alla scuola o alla stessa sanità. E oggi per le aziende la digitalizzazione è come l’energia elettrica: imprescindibile. Entrare in un’azienda non digitalizzata è come entrare in una realtà dove al posto dell’energia elettrica ci sono le candele. Vi fidereste? La scegliereste come partner o cliente? Non credo”.
Secondo Maffè, dunque, non è più tempo di rimandare. Il mondo con la pandemia non è finito e la dimostrazione è che chi ha reagito meglio si sta già riprendendo. In Asia si sta persino diffondendo il fenomeno del revenge shopping: il consumatore, frustrato da mesi di impossibilità di fare acquisti, sta comprando di più, portando a percentuali di crescita decisamente superiori alle aspettative. Un rimbalzo dei beni di consumo che, una volta superata la parentesi pandemica, ci sarà molto probabilmente anche da noi e che naturalmente porterà maggiori ritorni a chi ha clienti e canali efficienti.
L’IMPORTANZA DI ESSERE “STRUTTURATI”
La seconda parola chiave della ripresa è “struttura”, sia essa patrimoniale o aziendale.
“Ogni realtà deve imparare a strutturarsi in maniera più organica” – dichiara Maffè - “Le realtà più strutturate sono infatti più forti e sicuramente stanno reggendo meglio l’impatto di quest’anno di difficoltà. Il rischio maggiore è per le imprese più piccole. Ecco perché bisogna puntare a piani di crescita a largo raggio, pensare anche ad acquisizioni o fusioni, se possono servire a salvaguardare il business.
GREEN: È IL MOMENTO DI AVVIARE LA TRASFORMAZIOME SOSTENIBILE
Insieme al digitale, l’altro pilastro del piano europeo di rilancio è il green.
Ed è questa la terza parola chiave della ripresa anche per Maffè.
“Sono anni che ripetiamo che la sostenibilità ambientale va affrontata a livello strutturale. Il mondo del packaging e quello del printing hanno cominciato a farlo da anni, lavorando su inchiostri e materiali. Oggi bisogna cavalcare questa svolta sostenibile. Sappiamo con certezza che il consumatore è disponibile a spendere qualche centesimo in più per un prodotto green. Ma attenzione, green non deve essere solo l’apparenza, ma tutto il processo produttivo. Scegliere di essere green e strutturare i propri processi aziendali in chiave sostenibile porterà a una crescita sicura. Da un lato infatti - attraverso il recovery fund - si sarà fiscalmente premiati, dall’altro chi non fa questa scelta sarà penalizzato. L’Europa ha fatto suo l’obiettivo di diventare la ‘fabbrica verde del mondo’ e l’Italia in questo settore, parlo di packaging , dove è già leader a livello tecnologico, può diventarlo anche a livello di sostenibilità. Insomma il green, esattamente come il digitale, non è più una scelta”.
IN SINTESI
L’invito del professor Maffè alle aziende è chiaro e forte: bisogna agire subito, strutturandosi nel modo più corretto.
“Lo ripeto, la ripresa ci sarà, per questo l’invito che faccio a ciascuno di voi è smettere di piangersi addosso e di aspettare. Bisogna lavorare ora per farsi trovare pronti. Cosa fare? Diventare più digitali, più strutturati, più green, più veloci, e, se vogliamo, più creativi. Come hanno dimostrato tante aziende del packaging, essere in grado velocemente - grazie anche alla propria struttura interna e alla capacità digitale e tecnologica - di cambiare le proprie scelte produttive può salvare il business. Reinventarsi e passare in tempi brevi da un packaging generico a quello per i tamponi è stato determinante per alcune aziende. È una dimostrazione di come saper reagire e avere gli strumenti per farlo possono non solo salvare il business, ma farlo crescere”.
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