Il pomeriggio della Print4All Conference ha visto alternarsi una serie di laboratori tecnici, che hanno messo in luce le soluzioni più innovative per stampatori e converter, e tavole rotonde che hanno visto la partecipazione di grandi utilizzatori di macchine e materiali: i brand owner AISM Milano e Tommasi Family Estates, le agenzie creative Arteficegroup e Creostudios e gli stampatori ICO, SIT group, Varigrafica e Leaderform. Dal confronto sono emersi trend significativi ed esigenze specifiche del settore.
La prima tavola rotonda, dal titolo “Le necessità dei brand e l’interpretazione dei designer”, moderata da Michela Pibiri, Editor in chief di PRINTlovers, ha esplorato l’importanza della collaborazione e della comprensione reciproca, in un contesto in cui l’immagine e la percezione del brand sono cruciali per il successo sul mercato e i designer devono saper tradurre esigenze e valori in linguaggi visivi efficaci.
Due brand molto diversi tra loro, AISM e Tommasi, si sono trovati a parlare di esigenze comuni in mercati estremamente affollati, quali quello del terzo settore per AISM e quello del vino e dell’hospitality per Tommasi.
In entrambi i casi è emersa la necessità, oltre che di essere riconoscibili, di veicolare valori autentici e un senso di responsabilità, per avvicinare e fidelizzare pubblici diversi e avere un impatto positivo. Per AISM la sfida è trasmettere il valore e i risultati concreti di quello che si fa, mantenendo un tone of voice contemporaneo e riconoscibile e offrendo al proprio target qualcosa che possa superare l’intangibilità del proprio messaggio. Ecco che entra in gioco la comunicazione stampata, che si declina in una serie di azioni che vanno dal direct mailing a un ricco catalogo di doni natalizi, dalle mele e gardenie distribuite nelle piazze italiane fino a soluzioni semplici ma ingegnose come un portacellulare da scrivania realizzato in cartoncino stampato fustellato che promuove la devoluzione del 5x1000: una campagna che ha portato risultati soddisfacenti.
Per Tommasi Family Estates la sfida della diversificazione passa anche per la creazione di progetti stampati che non ci si aspetterebbe da un produttore di vini. Non solo etichette e packaging secondario per i propri prodotti, dunque, ma anche progetti di engagement a livello premium, come la realizzazione di un vinile ideato per restituire i rumori delle vigne e confezionato con una veste grafica sorprendente. Due esempi di creatività originale, che dimostrano come soluzioni innovative possano emergere dall’utilizzo della stampa anche fuori dagli ambiti che ci si aspetterebbe dal core business dei brand.
“Stupore” è la parola chiave dei creativi: Creostudios e Arteficegroup, parlando delle richieste più ricorrenti fatte ultimamente da clienti di diversi mercati, hanno concordato sul fatto che oggi non si cerca più “l’effetto wow”, che sembra in parte superato dopo la pandemia, ma qualcosa di semplice e al tempo stesso in grado di creare un sentimento di autentica meraviglia e stupore. Non si vuole più “urlare la propria superiorità” rispetto ai competitor, ma raccontare autenticamente chi sono, puntando sulla riconoscibilità e sull'identità, ritrovando una propria essenza e unicità.
La collaborazione stretta con i clienti fa sì che le agenzie non siano soltanto interpreti di un bisogno, ma attori in grado di intercettarlo e definirlo proprio andando a ritroso nella ricerca dell’essenza del brand stesso. Sia aziende che agenzie hanno poi parlato della necessità di collaborare con gli stampatori, chiamati a essere veri e propri partner affidabili e creativi, all’interno di quello che è stato definito “un cerchio magico” della fiducia reciproca, in cui la frase “non si può fare!” non sia mai un limite, ma uno stimolo alla ricerca e alla crescita reciproca per sviluppare insieme soluzioni di stampa innovative e inconsuete.
E proprio “Ma si può fare? Come le competenze degli stampatori concretizzano le esigenze di comunicazione del domani” è stato il titolo, un po’ provocatorio, della tavola rotonda successiva, moderata da Alexia Rizzi, Editor in chief de Il Poligrafico, e Luca maria De Nardo, Editore di COM.PACK, che ha riunito sul palco i rappresentanti di quattro aziende specializzate in settori diversi: ICO, azienda specializzata nella produzione e stampa di imballaggi di cartone ondulato; Leaderform, azienda di stampa specializzata in soluzioni a supporto della comunicazione esterna B2B e B2C; SIT Group, specializzata nella stampa di alta qualità di imballaggi plastici flessibili; Varigrafica Alto Lazio, specializzata in Arti Grafiche tailor made con importanti investimenti sulla stampa e nobilitazione digitale.
Dalla tavola rotonda sono emersi alcuni trend: si dedica sempre più attenzione al cartone ondulato, tradizionalmente percepito come una semplice commodity, oggi diventa un mezzo di comunicazione grazie alle innovazioni nell’ambito della stampa digitale che permette di stampare ad altissima qualità e con un alto livello di personalizzazione.
In ambito food, e con particolare riferimento al mondo del flessibile, le abitudini dei consumatori stanno spingendo a cambiare il packaging: si preferiscono materiali più leggeri e monomateriali che facilitano lo smaltimento, a volte riducendo la grafica per garantire una migliore leggibilità degli ingredienti. Un packaging ben progettato richiede comunque un approccio olistico, partendo dalla fase di design: le aziende di converting si posizionano sempre più come consulenti, offrendo soluzioni su misura per le esigenze dei clienti. La sostenibilità continua a essere una direzione obbligata. Oggi tutto è tecnicamente fattibile, l’unico limite resta il budget, perché la sostenibilità ambientale deve sempre confrontarsi con quella economica. Infine, le aziende non lavorano più sulla programmazione a lungo termine: la produzione su richiesta sta sostituendo il magazzino. Anche le nobilitazioni 2D e 3D e l’impiego della tecnologia laser sono in crescita per un embellishment sempre più personalizzato.
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